Training Autogeno e Mindfulness
(a cura di Carlo Tetti)
Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento nata agli inizi del ‘900, grazie agli studi dello psichiatra tedesco Johannes H.Schultz. A partire dalle tecniche ipnotiche ed in particolare dalle ricerche sul sonno di Oskar Vogt, Schultz mise a punto una tecnica che, a differenza delle precedenti metodiche, attribuiva al soggetto-paziente un ruolo molto più attivo ed indipendente nel raggiungimento dello stato di rilassamento.
La tecnica consiste in una serie di esercizi di concentrazione che si focalizzano su diverse zone corporee, allo scopo di ottenere un generale stato di rilassamento sia a livello fisico che psichico. La caratteristica fondamentale di questo metodo è la possibilità di ottenere, attraverso esercizi che potremmo considerare “mentali”, delle reali modifiche corporee, che a loro volta sono in grado di influenzare la sfera psichica dell’individuo.
Ciò è possibile poiché l’organismo umano è un’unità somatopsichica, nel senso che mente e corpo non sono componenti autonome e indipendenti, ma sono strettamente correlate, in un rapporto di influenza reciproca e costante; è pertanto possibile attraverso specifiche attività mentali produrre modificazioni delle funzioni organiche, e viceversa.
Per fare un esempio, basta pensare a quando si ha fame: è stato dimostrato che la sola idea di un buon pranzo sia in grado di stimolare vere e proprie modificazioni fisiologiche, quali salivazione e secrezione gastrica. In sostanza, sia che si mangi realmente il cibo, sia che lo si immagini solamente, il corpo reagisce nello stesso modo.
Il TA funziona secondo la medesima logica: gli esercizi di concentrazione di Schultz sono infatti particolarmente studiati e concatenati, allo scopo di portare, progressivamente, al realizzarsi di modificazioni organiche vere e proprie, che sono esattamente opposte a quelle prodotte dallo stress. A sua volta questa generale distensione corporea produce distensione psichica.
Per raggiungere questo stato generale di calma psicofisica è tuttavia necessario ‘fare esercizio’. Secondo Schultz, infatti, solo attraverso l’allenamento (il termine training significa appunto allenamento) e la ripetizione costante degli esercizi di concentrazione è possibile ottenere sempre più consolidate risposte di distensione e tranquillizzazione.
Un’altra caratteristica fondamentale del metodo di Schultz è che la regolare pratica degli esercizi porta alla produzione sempre più spontanea delle modificazioni fisiologiche tipiche dello stato di rilassamento. Il regolare e costante allenamento fa sì che la distensione e il benessere psicofisico non debbano più essere cercati attivamente, ma si producano in modo automatico e spontaneo, come dei veri e propri riflessi. È per questa ragione che la tecnica viene chiamata Training Autogeno: autogeno significa infatti che si genera da sé senza concorso della volontà.
Il training autogeno è utile nella cura di ansia, insonnia, emicrania, asma, ipertensione, attacchi di panico, per una migliore gestione dello stress, una riduzione generale della tensione emotiva, e in tutte quelle patologie dove l’aspetto psicosomatico sia rilevante.
Inoltre, come lo stress e intensi stati emotivi possono provocare disturbi a carico dell’organismo (cefalea, gastrite, colon irritabile, ecc.), il TA, con un’azione che va in senso esattamente contrario agli effetti dello stress, produce un profondo stato di calma e tranquillizzazione che interessa non solo il corpo ma anche la sfera emotiva. La tecnica, inoltre, essendo particolarmente concentrata sul corpo, aiuta l’individuo ad aumentare l’ascolto ed il controllo delle proprie funzioni organiche, favorendo, di conseguenza, anche una maggiore introspezione e coscienza di se’.
Il TA ha un ruolo positivo anche in molti altri contesti: in particolare, per atleti e sportivi in genere e in chi vuole migliorare le sue prestazioni fisiche e mentali, in quanto favorisce il recupero di energie, permettendo una migliore gestione delle proprie risorse, migliora la concentrazione e contribuisce al conseguimento di alte prestazioni.
Nel training autogeno, il rilassamento non è la cosa principale, ma è un “effetto collaterale” del mutato equilibrio psicofisico.
Molte persone raccontano che grazie all’allenamento riescono a concentrarsi molto meglio su se stessi e a mettere a fuoco più chiaramente le proprie reazioni; ciò ha delle implicazioni estremamente importanti, dato che tali soggetti sono in grado di gestire meglio le proprie reazioni e comportamenti anche al di fuori della seduta, imparando di conseguenza a vedere meglio nella loro reale dimensione anche i problemi della vita quotidiana.
Qui si inserisce il collegamento con la pratica della mindfulness, che qui uso nel senso della consapevolezza, del corpo e delle sensazioni, nonché delle emozioni e dei pensieri, che si può traslare alla consapevolezza nella vita quotidiana.
La mindfulness come pratica di meditazione terapeutica deriva dagli insegnamenti buddhisti e viene sviluppata negli anni ’70 da Jon Kabat-Zinn che ne ha ricavato un metodo codificato a livello internazionale.
Mindfulness è una modalità di prestare attenzione alla realtà interna ed esterna, momento per momento, nel qui ed ora, in modo intenzionale e non giudicante, al fine di risolvere (o prevenire) la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni.
Migliorare questa modalità di prestare attenzione permette di cogliere, con maggiore prontezza, il sorgere di pensieri negativi che contribuiscono al malessere emotivo. La padronanza dei propri contenuti mentali e degli stili abituali di pensiero permette maggiori possibilità di esplorazione, espressione e cambiamento di tali contenuti.
Gran parte della sofferenza dipende dall’identificazione coi pensieri (“io sono i miei pensieri”, “i pensieri sono fatti”), mentre il primo passo verso il cambiamento avviene grazie ad un allontanamento cognitivo dalle esperienze che si impongono nel campo di coscienza (“io ho dei pensieri”, “i pensieri sono ipotesi”).
La mindfulness promuove esperienze di accoglimento del presente, di comprensione più ampia e delicata delle difficoltà e di tolleranza delle emozioni e delle percezioni negative quali esperienze da includere ed attraversare con equanimità nel proprio percorso esistenziale.
Partendo dagli esercizi del TA si può allenarsi a dare attenzione e consapevolezza, anche al di fuori dell’allenamento specifico, nella propria vita quotidiana: prima nelle attività “automatiche” e ripetitive, che di solito non richiedono quasi consapevolezza (come lavarsi i denti, camminare, mangiare) per estenderla poi anche a comportamenti più complessi e alle emozioni e ai pensieri che costantemente li accompagnano.
Tutto ciò permette, con la pratica e una giusta costanza, di gestire meglio il proprio vissuto interno, corporeo e mentale, nonché le proprie relazioni.
Bibliografia
Hoffmann B., Manuale di training autogeno. (1980)
Kabat-Zinn J., Vivere momento per momento. (1990)
Kabat-Zinn J., Dovunque tu vada ci sei già. (1994)
Kabat-Zinn J., Riprendere i sensi. (2005)
Kabat-Zinn J., Mindfulness per principianti. (2006)
Santorelli S., Guarisci te stesso. (2015)
Schultz J.H., Il Training Autogeno. (1976)
Schultz J.H., Quaderno di esercizi per il Training Autogeno. (1978)