Psicoterapia Psicoanalitica
(a cura di Carlo Tetti)
La Psicoterapia Psicoanalitica è un tipo di terapia dei disturbi psichici e relazionali fondata sul rapporto paziente – terapeuta e sul dialogo tra di loro.
Si basa su una teoria generale della personalità che considera centrale l’ inconscio e il suo rapporto con la parte cosciente, le relazioni primarie vissute nell’infanzia e la formazione di quegli schemi di base nelle relazioni e nel modo di guardare il mondo, che tendono a ripetersi nel corso della vita, determinando il fenomeno del transfert.
Anche nella relazione con l’analista potranno riaffiorare le stesse dinamiche e il compito della terapia è quello di evidenziarle ed elaborarle, cioè comprenderle nella loro origine remota potendo poi scegliere modalità più adatte, aggiornate ed efficaci.
E’appunto l’elaborazione del transfert e della relazione che definiscono una terapia come psicoanalitica, insieme alle libere associazioni, l’attenzione ai sogni, ai lapsus, ai segnali dell’inconscio.
In questo senso si può affermare che non esistono differenze strutturali tra la psicoanalisi e la psicoterapia psicoanalitica, anche se in un senso più pratico si considera psicoanalisi una terapia che utilizza tendenzialmente il lettino e una frequenza più elevata di almeno tre incontri alla settimana.
Nella terapia psicoanalitica invece il rapporto è faccia a faccia, e la frequenza settimanale, con sedute di 50 minuti.
L’obbiettivo della terapia è una modificazione strutturale della personalità attraverso l’esplorazione delle istanze inconsce e una progressiva maturazione emotiva e cognitiva resa possibile dall’aumentata conoscenza di sé.
Il metodo del lavoro terapeutico è quello di elaborare e sciogliere le resistenze alla conoscenza più profonda di sé e dei propri meccanismi e funzionamenti interni e relazionali, quindi aumentare significativamente la quota di consapevolezza del proprio inconscio.
“ Dove c’era l’Es, ci sarà l’Io”,scriveva ottimisticamente Freud.
In parallelo si creano le condizioni ottimali per un funzionamento creativo e non stereotipato dell’Io, capace di modificare la sua realtà interna ed esterna ed accettare contemporaneamente quella che non è modificabile.
Per ottenere questi risultati la psicoterapia richiede un impegno auto-riflessivo ed elaborativo della persona, stimolato e guidato in primis dal rapporto con l’analista, ma confermato personalmente nella propria vita quotidiana sia intima che relazionale.
E’ importante sottolineare che la comprensione dei propri modelli di funzionamento mentale e relazionale non risolve di per sè i problemi, la conoscenza di essi non li rende automaticamente modificati e superati. Su questa base invece si prosegue un lavoro di affiancamento e costruzione di nuovi modi più adatti al posto dei vecchi, disfunzionali, che richiede una sorta di allenamento e consolidamento, creazione di nuove abitudini più consapevoli, e col tempo nuovi automatismi decisi e voluti dal paziente stesso.
Il mio percorso
Negli anni il mio modo di fare terapia si è modificato, influenzato dalle mie esperienze formative, dal rapporto coi pazienti, dall’evoluzione e i cambiamenti della riflessione psicoanalitica ma anche della società in cui viviamo.
Certamente resta la base della visione di Sigmund Freud, ricca di aperture verso ulteriori sviluppi,
come quella che si definisce Psicologia dell’Io, (H. Hartmann e D. Rapaport) molto utile nella pratica clinica con pazienti non gravi.
Gli anni iniziali della mia formazione sono stati centrati sulla Psicoanalisi delle Relazioni Oggettuali (M. Klein e la scuola inglese), che rappresenta uno sviluppo fondamentale della psicoanalisi pulsionale di Freud. In questo ambito ho approfondito la terapia sia individuale che di gruppo attraverso il metodo dello Psicodramma Psicoanalitico.
Successivamente, soprattutto grazie all’incontro con la Psicologia Analitica di Carl Gustav Jung e alla mia analisi junghiana, ho integrato una prospettiva maggiormente relazionale e attenta all’incontro specifico con quella determinata persona, unica e irripetibile.
In questo mio percorso si sono poi inserite le evoluzioni relazionali della psicoanalisi più recente,
cioè la Psicologia del Sé (H. Kohout), la Psicoanalisi interpersonale (H. S. Sullivan e S. A. Mitchell) e la Psicoanalisi intersoggettiva (R. Storolow, G.E. Atwood, D. Stern).
In questi ultimi anni tra gli psicoanalisti che più mi hanno influenzato voglio anche citare Davide Lopez, fondatore e animatore del gruppo e della Rivista degli “argonauti”,che mette al centro della sua visione la ”persona” intesa come lo sviluppo completo del soggetto, capace di sintesi tra dimensione universale e individuale, in grado di equilibrare inconscio, preconscio e conscio, e di integrare un sano narcisismo con la possibilità di una relazione autentica.
Indicazioni
Con la Psicoterapia Psicoanalitica si affronta un’ampia gamma di problematiche, dal disagio esistenziale ai disturbi psicopatologici più o meno gravi.
I campi di applicazione tradizionalmente più citati sono le nevrosi, le fobie, l’ ansia, le ossessioni, le compulsioni e i disturbi dell’umore (depressioni gravi e lievi), sindromi caratterizzate dall’invadenza del sintomo.
Oggi è sempre più in aumento la sofferenza psichica derivante dai disturbi di personalità, che investono l’identità tutta dell’individuo (sindrome narcisistica, disturbo borderline, etc) per trattare i quali è indicato un lavoro strutturale.
Sempre più diffuse, poi, sono le problematiche legate ai conflitti familiari e relazionali.
Quello che si richiede in una psicoterapia psicoanalitica è la disponibilità ad un lavoro non sempre facile di introspezione, passando dalla tendenza comune a “dare la colpa” al mondo esterno o a se stessi, per andare alla ricerca delle cause del proprio disagio, e insieme modificare ciò che non ci va più bene, accettando ciò che non possiamo cambiare. In questo senso la psicoterapia non è nè rivoluzionaria nè conservatrice, ma segue la strada del realismo creativo.
Mi piace citare un pensiero di Epitteto, filosofo stoico del I secolo, che sintetizza uno degli scopi della psicoterapia:
“ Accusare gli altri delle nostre disgrazie è una prova dell’umana ignoranza,
accusare se stessi significa cominciare a capire,
non accusare né gli altri né se stessi è vera sapienza”
Bibliografia
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