E.M.D.R. (Eye Movement Desensitization and Reprocessing)
Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari
(a cura di Carlo Tetti)
Il metodo è stato codificato e sviluppato dal 1979 dalla dott.ssa Francine Shapiro (Senior Research Fellow presso il Mental Research Institute di Palo Alto, California) e si basa sulla convinzione che la maggior parte delle psicopatologie derivino da precedenti esperienze traumatiche di vita che continuano ad influenzare lo stato attuale della persona.
In Italia l’applicazione dell’EMDR è esclusivo appannaggio degli psicoterapeuti abilitati all’uso del metodo attraverso corsi tenuti da membri dell’Associazione dell’EMDR.
E’ un metodo che si integra bene con differenti approcci psicoterapeutici e non impone la rinuncia o il cambiamento della propria matrice teorica di riferimento.
Obiettivi e campo di applicazione
L’obiettivo della terapia con l’EMDR è di favorire ed accelerare la metabolizzazione del residuo disfunzionale dell’esperienza passata, coinvolgendo in questa elaborazione gli aspetti cognitivo, emotivo e corporeo.
Dopo il trattamento con l’EMDR il paziente ricorda ancora l’evento o l’esperienza traumatica, ma sente che fa parte veramente del passato e il contenuto è totalmente integrato in una prospettiva più attuale.
L’indicazione elettiva del metodo è il trattamento del Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD nel DSM IV) ma non solo.
I casi più frequenti sono quelli in cui un evento più o meno traumatico della vita non viene superato ma rimane una presenza costante nei pensieri, nelle emozioni, nei ricordi ricorrenti, nel sonno disturbato. Ad esempio: un incidente automobilistico che non riesco a dimenticare, uno scippo, un furto in casa, una violenza subita che torna continuamente nei pensieri, condiziona i comportamenti e può determinare un malessere anche fisico.
Il metodo è inoltre in fase di sperimentazione su altri tipi di patologie che includono un nucleo traumatico non elaborato, come i disturbi da attacco di panico, le fobie, il lutto patologico, nonché per il trattamento di quei disturbi d’ansia e da stress che spesso hanno origine da piccoli traumi ripetuti.
Modalità e meccanismo di azione
La procedura clinica è basata sull’attivazione dei movimenti oculari saccadici, cioè oscillanti (o di altre stimolazioni bilaterali) durante il ricordo rivissuto di eventi traumatici che paiono “bloccati e congelati” nel sistema neurovegetativo del paziente, che ne continua a subire gli effetti negativi.
In pratica, e semplificando, si tratta di far rivivere al paziente l’esperienza traumatica sia a livello cognitivo che emotivo e corporeo e, contemporaneamente, dare stimolazioni bilaterali di varia natura, in primis movimenti oculari.
Con questo metodo la via di accesso al trauma non è verbale, ma neurofisiologica; l’elaborazione cognitiva è successiva. E’ come se la funzione fisiologica di elaborazione delle esperienze venisse sbloccata e messa in grado di agire dagli stimoli neurologici indotti dal terapeuta. Tali stimoli paiono simili a quelli dei Movimenti Oculari Rapidi presenti nel sonno R.E.M. (correlato ai sogni e all’elaborazione delle informazioni della giornata) e probabilmente hanno una funzione riequilibratrice tra i due emisferi cerebrali e fra centri corticali e sottocorticali ( in particolare corteccia e amigdala).
Durata del trattamento
Per i traumi da evento singolo in personalità ben strutturate e prive di nuclei problematici profondi, l’EMDR richiede un ciclo di 10 – 15 sedute settimanali da un’ora ciascuna.
Se i traumi sono ripetuti o sono accaduti nell’infanzia, l’applicazione richiede tempi più lunghi, affiancandosi ad una psicoterapia condotta dallo stesso terapeuta.
La mia esperienza
Ho seguito il corso di I livello con Roger Solomon, Ph.D. (allievo diretto della Shapiro, consulente per organizzazioni quali la NASA , la CIA, membro direttivo della task force del governo USA per le emergenze) nel novembre 2002 a Milano.
Dopo due anni di pratica in cui ho utilizzato il metodo nelle patologie “semplici” o a trauma singolo, ho seguito il corso di II livello, sempre con Roger Solomon, nell’ottobre 2004 a Milano, dedicato all’approfondimento del metodo e alla sua applicazione in patologie più complesse.
A mio parere il metodo risulta efficace nelle terapie brevi focalizzate su un disagio circoscritto conseguente (anche non consapevolmente) ad un evento traumatico.
Sto inoltre verificando che con pazienti in psicoterapia psicoanalitica di più ampio respiro risulta utile per superare momenti di stallo stimolando l’emergere di materiale emotivo che si presta poi ad essere elaborato.
Bibliografia
Giannantonio M., (a cura di), Psicotraumatologia e psicologia dell’emergenza, Salerno, Ecomind, 2003
Shapiro F., (1995), EMDR Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, Milano, McGraw-Hill, 2000
Shapiro F., Silk Forrest M., (1997), EMDR, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1998